Ripubblico qui un artivolo scritto da Vito Anav, Presidente dell’Irgun Olei Italia, sul bollettino degli italiani in Israele “Kol HaItalkim” sul numero di febbraio 2011.
Gerusalemme 20-12-2011
Acqua cheta scava a fondo … Una goccia nel Mare… una rondine non fa primavera … il buongiorno si vede dal mattino…
Pensando a come riassumere in breve nota la Alià dall’Italia negli ultimi mesi, sono queste le prime confuse immagini che mi vengono in mente.
Ognuna di esse da’ solo una visione parziale del fenomeno, e tutte insieme descrivono succintamente un intero mondo, un marasma di sentimenti, illusioni, disillusioni e speranze che ognuno degli Olim porta con se e che rappresenta un solo tassello di un mosaico difficile da comporre, data la sua variegata composizione e la peculiarità di ognuno dei suoi elementi.
Un po` di numeri: negli ultimi 12 mesi sono arrivati in Israele piu` di 100 Olim dall’Italia, senza tenere conto di quella che possiamo definire l’Alia “fisiologica”, vale a dire quei venti venticinque ragazzi che tutti gli anni arrivano per motivi di studio o a seguito di programmi nei vari movimenti giovanili, oppure solo per un “one year program” che poi si prolunga o accorcia a seconda delle esperienze e volontà dei singoli.
Anche in questa categoria vi è stato un sostanziale aumento (circa 45 ragazzi) ma trattandosi per la maggior parte di “ancora non Olim” credo che questo dato sia sufficente, senza ulteriori approfondimenti
di analisi.
Tornando alle Aliot vere e proprie, per meglio descrivere il fenomeno, insolito nella storia dell’Alià dall’Italia, proviamo a dividere gli Olim in sottogruppi, per città di provenienza, età, composizione famigliare e livello socio-economico.
La maggior parte dei nuovi arrivati viene da Roma, anche se negli ultimi mesi possiamo notare un certo crescendo di Aliot da Milano, Livorno, Venezia ed altre “piccole Comunità” Trattasi per lo piu` (circa 75%) di famiglie di quarantenni, con figli in età scolare o da singoli, con alle spalle difficili situazioni professionali, se da Roma nel campo del piccolo commercio, se da altre comunità nei piu` disparati campi di impiego.
Circa il 25% dei casi è composto da singoli e famiglie che non lasciano alle spalle problemi di alcuna sorta in campo professionale.
Le mete di arrivo sono principalmente Gerusalemme (l’attrattiva principale è la consolidata comunita italiana ivi residente) e Tel Aviv (maggiore possibilità di trovare lavoro, sopratutto nei call center
che rappresentano una veloce e redditizia soluzione lavorativa) oltre ad Ashdod (parte in soluzioni abitative private e parte nel centro di assorbimento che si sta lentamente “italianizzando”) oltre a Nathania, Haifa e Kibbutzim del Sud.
Descritto sommariamente il fenomeno cerchiamo di esaminare quali sono i principali problemi che incontrano gli Olim, il lavoro svolto dall’Irgun Olei Italia e i programmi di piu` lungo termine nel quale a mio avviso dovrebbero essere coinvolte anche le Comunità di Origine.
Primo fra tutti I problemi è la cronica mancanza di centri di assorbimento idonei, pochi I posti e di solito lontano dai luoghi dove già esistono comunità di italiani in grado di facilitare l’assorbimento.
Altro problema e l’apprendimento dell’ebraico, non tutti gli olim sono avvezzi allo studio e per molti risulta difficile integrarsi nel sistema ulpanistico esistente e trarne i dovuti benefici.
Il terzo problema è il reperimento di un lavoro consono che permetta al singolo o alla famiglia di integrarsi pienamente.
L’irgun Olei Italia in questo ultimo anno e mezzo si è riorganizzato, per far fronte agli aumentati numeri di Olim ed alle differenti esigenze in maniera consona. Abbiamo intrapreso e portato avanti con successo il programma “adotta un Ole” seguendo con ottimi risultati una famiglia, aiutandoli nella sistemazione iniziale, reperimento di un lavoro, inserimento dei figli a scuola e inserimento
della famiglia nel contesto sociale degli Italkim.
Oggi la famiglia procede con le propie gambe e l’Irgun sta cercando un ulteriore candidato al proggetto.
Abbiamo intrecciato ottimi rapporti di collaborazione con la Sochnut che si rapporta a noi per la soluzione dei vari problemi burocratici.
Pur dovendo tristemente notare che la Sochnut di Roma (l’unica sede in Italia!!!!) ancora non lavora a pieno regime, possiamo dire che parte dei problemi vengono risolti dalla sochnut Israele con una fattiva e notevole collaboratività e per il futuro possiamo sperare in un certo miglioramento del servizio.
Nei grandi numeri delle Aliot da altri Paesi, gli italiani si “perdono”, non rappresentano una massa critica o un target interessante, purtuttavia l’aumentato numero degli Olim ed il quotidiano lavoro dell’Irgun hanno cambiato radicalmente l’approccio della Sochnut nei confronti dell’Italia ed I primi risultati si stanno gia vedendo.
Gli Olim dall’Italia sono ormai di diritto parte del programma Shatiach Adom (Alià concentrata in uno stesso giorno, pratiche burocratiche svolte nello stesso luogo ed in poche ore, dall’iscrizione alla cassa mutua al conto in banca dal ricevimento della Teuda Zeut all’abbonamento al cellulare) L’Irgun è regolarmente invitato a partecipare, riceve un suo spazio ed accoglie gli Olim facilitandogli lo svolgimento delle pratiche ed offrendo un supporto di traduzione e consigli.
L’ultimo Shatiach Adom del 20 Dicembre u.s. ha visto 11 Olim dall’Italia finire tutte le pratiche in poche ore con quasi nulli problemi e poco stress. (vedi foto)
Sono stati inoltre intrecciati rapporti di collaborazione con le Comunità in Italia.
Un proggetto che ha gia preso piede è l’apertura a Roma di un Ulpan (pre-alià), organizzata da Deputazione e C.E.R., questo permette all’Ole di famigliarizzare a priori con la lingua ebraica oltre che con il sistema di studio precipuo all’ulpan.
Siamo in contatto con varie organizzazioni ebraiche italiane per spingere un proggetto di studio professionale. Vi sono vari corsi organizzati dalle Regioni che permetterebbero all’Ole di “riciclarsi”, una volta giunto in Israele in un lavoro nuovo, differente da quello precedentemente svolto.
Molto lavoro è stato fatto, moltissimo ne rimane ancora da fare, sembra che l’Alia dall’Italia dovrà con gli anni aumentare ancora di piu`.
L’Irgun Ole Italia (cosi come tutti gli italkim di Israele) èqui pronto ad accogliere chiunque voglia venire.
Da quel poco che so sulla storia di Israele nei primi anni, anche a causa delle conseguenze delle sanguinose battaglie del 1948,avva un gran bisogno di “Olim” ed erano stati allestiti anche centri di accoglienza provvisorii per alloggiare, almeno nei primi mesi, i tanti nuovi israeliani che arrivavano però con molto entusiasmo.
Adesso, e la cosa un po’ mi sorprende, non esistono strutture provvisorie del genere,che potrebbero risolvere molti problemi di chi intende fare l’Aliyah, Una persona non ha bisogno di una villa per vivere, un modulo abitativo, nel clima israeliano, sarebbe secondo me già una buona sistemazione.
tra l’altro, la crisi finanziaria che sta interessando l’Italia ha comportato una riduzione delle opportunità per i giovani laureati e presumibilmente anche per chi di loro è Ebraico, credevo che più giovani Ebrei italiani (che sono quasi tutti laureati ed hanno frequentato il Liceo, quindi imparano le lingue con facilità) avrebbero colto l’occasione lasciare una vita italiana piatta e senza troppa gioia ed andare ad arricchire Israele
Ciao Simone, i centri di assorbimento ci sono, non molti, ma ci sono. Agli Olim che ne hanno bisogno una sistemazione viene trovata.
Dall’89 vivo in Israele a periodi più o meno lunghi (massimo un anno e mezzo), facendo poi ritorno in Italia e poi ritornando in Israele per altro periodo più o meno lungo. Il mio problema é questo : pur essendo ebrea non ho alcun certificato di giudaicità (i miei genitori hanno tenuto segreto il fatto di essere ebrei e l’ho saputo dopo la loro morte). Ho provato a seguire in Israele una scuola per il ghiur, ma non vi sono riuscita, essendo questa troppo ortodossa, troppo severa, non é il mio stile di vita piuttosto liberale. Ho fatto richiesta di alyah, ma mi é stata rifiutata. Percepisco una pensione ed insieme a mio marito, anch’esso pensionato passiamo dei lunghi periodi in eretz. Sono proprietaria dal 1992 di un appartamento in Israele, ho imparato l’ebraico. Non ho un’identità precisa. Non riesco a definirmi né ebrea, né cristiana (?). Nella mia città di origine in Italia non vi é nessuna comunità ebraica che possa frequentare e che possa aiutarmi ad inserirmi. Mio marito non ebreo, desidererebbe essere circonciso, ma non sappiamo cosa fare. Avendo una certa età siamo in difficoltà per parecchie cose, ma abbiamo un gran desiderio di essere riconosciuti. Il solo riconoscimento che abbiamo é che i rabbini ci chiamano “fratelli” su internet affinché contribuiamo ad aiutare i poveri, ma non siamo più fratelli se domandiamo di esserlo! Bella situazione! C’é qualcuno che vorrebbe aiutarci?
Salve Esther,
il primo passo sarebbe quello di trovare “tracce” dell’ebraicità. Si può trattare delle tombe dei nonni che si trovano in cimiteri ebraici o ketubot (contratti di matrimonio) od altre cose. Non dici dove abiti quindi non posso indicarti a che ufficio rabbinico rivolgerti per avere aiuto in tal senso. L’altra alternativa sarebbe di perseguire una conversione con il movimento Riformato, sicuramente molto più rapida e semplice di quella ortodossa. Questo ti sistemerebbe il problema dell’Aliyah, ma non quello di essere riconosciuta come ebrea al 100%.
Per quel che riguarda la circoncisione, può essere fatta presso una clinica privata ma non renderà il circonciso ebreo. Per questo occorrerà comunque una conversione. Per esperienza personale posso testimoniare che l’intervento non è assolutamente doloroso.